Cos’è il Game Design? La risposta potrebbe essere differente a seconda della persona a cui lo chiedete, ma l’aspetto essenziale di questo lavoro consiste nel processo di creazione dei contenuti e delle regole di un gioco. Il compito di un buon Game Designer è quello di dar vita a meccaniche di gioco stimolanti, di creare obiettivi capaci di motivare il giocatore a raggiungere un determinato risultato e concepire delle regole che spingano chi impugna il controller a prendere delle decisioni essenziali nell’inseguire tale scopo. Esistono numerose tipologie di Game Design, ma un elemento comune a ciascuna specializzazione consiste nella capacità di trasformare qualsiasi idea, anche quella più bizzarra, in un potenziale elemento di gioco.
Per scoprire come funziona uno degli ambiti più affascinanti dell’industria videoludica e le potenziali sfide che si possono affrontare durante lo sviluppo di un progetto, abbiamo intervistato Marco Mantoan, Core Trainer del corso di Game Design di DBGA Campus, che ci ha raccontato il suo percorso professionale offrendoci al tempo stesso una piccola anticipazione di ciò che cambierà grazie al nuovo corso biennale in partenza a ottobre.
Gli inizi come Dungeon Master
“Ho iniziato a giocare giovanissimo, a metà degli anni ‘80, con la seconda generazione di console, ed è stato amore a prima vista. I videogiochi sono stati una costante della mia vita, ma ci sono voluti anni prima che potessi anche solo immaginare di far parte di quel mondo”, esordisce Marco. “In realtà, ad avvicinarmi al game design è stato diventare Dungeon Master di Advanced Dungeons and Dragons in adolescenza. Ho scoperto il piacere non solo nello scrivere storie, ma anche per regole, tabelle e numeri. Ho passato gran parte del liceo a studiare manuali, scrivere regole aggiuntive e anche interi giochi”. Una simile passione ha spinto un giovane Marco a trasferire su carta le idee, trasformarle in storie, in meccaniche di gioco, in regole che i giocatori avrebbero dovuto seguire. Un processo molto simile a quello che, oggi, avviene nella creazione di un videogioco.
“Il sogno era di farlo in ambito videoludico, ma sembrava davvero qualcosa di impossibile all’epoca. Non c’era alcuna scuola specializzata, le aziende del settore in Italia erano pochissime ed esistevano ancora meno informazioni su come diventare game designer”, prosegue Marco, che nonostante le difficoltà aveva le idee abbastanza chiare. “Sapevo cosa volevo fare con chiarezza, ma avevo idee vaghe sul come arrivarci. Continuavo a leggere libri di Game Design ma non bastava, anche perché i tool di sviluppo erano molto meno accessibili di oggi. Ho pensato quindi di iniziare a scrivere per riviste del settore appena uscito dal liceo, nella speranza di conoscere nuove persone che mi indirizzassero nella direzione giusta. Con impegno e sacrifici, alla fine così è stato”.

Il viaggio professionale di Marco nel settore dei videogiochi è iniziato esattamente così: “Sono riuscito dapprima a entrare in un’azienda di giochi tradizionali e lì, un po’ come in una bottega artigiana, sono cresciuto fino a diventare un professionista”, confida. “Qualche anno dopo, sono entrato nella prima azienda di videogiochi, Geniaware. Era il 2008, sette anni dopo aver iniziato questo percorso per diventare sviluppatore di videogiochi. Nel 2014 ho co-fondato Picaresque Studio, dove seguo da game designer lo sviluppo di videogiochi a tema storico, con la stessa passione del primo giorno”. Con la sua software house, Marco ha dato vita a Nantucket, strategico che permette ai giocatori di vivere l’epoca d’oro della caccia alla balena e che è riuscito a ritagliarsi un successo considerevole tra gli appassionati del genere.
Come suggerisce lo stesso Core Trainer, il suo percorso avrebbe potuto essere più snello in presenza di una struttura come Digital Bros Game Academy, che con i suoi programmi formativi e i corsi DBGA Campus vuole appunto formare gli aspiranti sviluppatori per far sì che siano figure “job ready”, pronte all’inserimento nel mondo del lavoro. “Il mio percorso ha richiesto tempo e sacrifici, ma anche intraprendenza e un pizzico di fortuna”, racconta Marco. “Se avessi avuto accesso ad un corso come quello dell’Academy, le cose sarebbero state molto più semplici e di certo non me lo sarei fatto scappare, visto che è esattamente il tipo di esperienza che avrei voluto fare a 19 anni. Dedicare due anni della propria vita per trasformare quel sogno di adolescente in qualcosa di reale, in una professione. Seguito da professionisti, circondato da altre persone che inseguono gli stessi obiettivi, lavorando quotidianamente su progetti con aziende del settore”.
Il ruolo del Core Trainer nella formazione di un Game Designer
Con il suo metodo formativo, Digital Bros Game Academy consente agli studenti di dedicare due anni all’apprendimento delle nozioni necessarie all’inserimento nel mondo del lavoro, un mercato che, come conferma il Core Trainer, continua a crescere ogni giorno che passa. “Si entra in una realtà che in anni di perfezionamento è diventata una grande fucina di talenti per un mercato in grande espansione”, racconta. “Venti anni fa c’erano meno di dieci aziende In Italia, mentre oggi ci sono più di centocinquanta studi sul territorio nazionale e oltre diecimila nel mondo”.
Uno dei punti di forza dell’Academy, secondo Marco, è proprio il rapporto speciale che si viene a creare tra studente e Core Trainer, ben diverso da quello tra insegnante e allievo in altri ambiti. “Il primo impatto è sempre particolare”, racconta. “I ragazzi, che siano diplomati o laureati, partono sempre con l’idea di una relazione insegnante/studente classica, più distaccata, che si esaurisce al termine della lezione, ma non è così. Già nel corso delle prime settimane capiscono che in realtà in Academy si vuole simulare l’ambiente di sviluppo e il rapporto con il trainer è più quello che c’è tra un Junior Game Designer e il Lead Designer. Il contatto è diretto e costante durante tutta la settimana, anche solo tramite chat attraverso software come Discord”.
“Si inizia a mettere mano ai progetti molto presto, cercando di mettere in pratica man mano le competenze acquisite”, prosegue Marco. “È nei progetti che il rapporto diventa più personale, diverso da studente e studente, perché ogni persona ha punti di forza differenti da esaltare e lacune da colmare. È un metodo di apprendimento attivo, maieutico, che non punta a creare game designer con lo stampino ma a far emergere il miglior professionista possibile da ogni studente”. Questo metodo diventerà ancora più vasto grazie al passaggio a una formula biennale, che consentirà ai Core Trainer di far crescere ancora di più gli studenti. “Il passaggio al biennio offre due grandi vantaggi: il primo, più pratico, è quello di riuscire a inserire a programma lezioni e progetti in Unreal Engine, che insieme a Unity rappresenta lo standard della Game Industry”, conferma Marco. “Ci permette quindi di accrescere il bagaglio di conoscenza degli studenti e aumentare le possibilità di trovare il primo lavoro”.
“Il secondo grande vantaggio è quello di permettere una maggiore verticalità nella preparazione del singolo”, prosegue. ”Al termine del primo anno si ha una conoscenza essenziale di ogni aspetto del game design e un’idea di quali siano i punti di forza e deboli di ciascun studente, utili a consigliare un percorso personale. Il secondo anno permette di iniziare quel percorso di specializzazione all’interno di un ambiente sicuro, seguiti da Trainer che conoscono bene gli studenti e hanno tutto l’interesse che trovino la loro strada”. Certo, un simile percorso comporta anche delle sfide per gli studenti: “La prima è comprendere che nel mondo dello sviluppo di videogiochi ci sia davvero poco spazio per l’ego. È un lavoro di team, che solitamente premia la sinergia del gruppo, piuttosto che il talento del singolo. La seconda è quella di capire che per completare con successo il percorso in Academy, non basti seguire le lezioni, ma sia necessaria dedizione a quel sogno di diventare sviluppatori di videogiochi. Vuol dire attenzione ai progetti, ore di laboratorio, fare sacrifici nel proprio tempo libero. Per diventare il miglior game designer possibile al termine dei due anni, serve che tutti gli sforzi siano messi in quella direzione”.
Diventare un Game Designer
I rinnovati corsi biennali DBGA Campus partiranno a inizio ottobre allo scopo di offrire una preparazione specializzata ancora più ampia e meticolosa per tutti coloro che sognano di intraprendere una carriera nell’industria dei videogiochi. I creativi interessati al corso di Game Designer possono inviare la domanda per l’ammissione al corso entro il 21 settembre 2022 attraverso l’apposito form di pre-iscrizione e preparando una lettera motivazionale seguendo una serie di pratici consigli per realizzarla al meglio.