Tradurre e localizzare videogiochi è diventato sempre più importante: l’intrattenimento digitale ne ha fatta di strada da quando bastavano pochi pixel su schermo ad accendere la fantasia dei giocatori. I dialoghi erano scarni, le interazioni limitate. Oggi le esperienze sono sempre più complesse, interconnesse e hanno assunto una scala globale: sono circa 3,24 miliardi i giocatori nel mondo. Nel 2021, il numero di giocatori per il solo mercato asiatico ha raggiunto gli 1,48 miliardi, risultando di fatto il più grande mercato per i videogiochi esistente. Segue l’Europa, che conta anche il nostro Paese, con un pubblico di 715 milioni di giocatori.
Un numero destinato a crescere sempre di più in seguito all’abbattimento delle barriere tecnologiche. I giocatori condividono le stesse esperienze su mobile, console, PC e persino in cloud, connessi attraverso dispositivi diversi tra loro e provenienti da ogni parte del mondo, ma tutti uniti dallo stesso gioco. Come fare in modo che ogni giocatore, pur appartenendo a diversi contesti culturali, viva la perfetta esperienza che lo sviluppatore aveva in mente? Attraverso la localizzazione, un processo che consente a tutti di fruire di un gioco nella propria lingua madre, adattando significati e riferimenti secondo le aspettative del nuovo pubblico di riferimento.

Che cos’è la Game Localization
Abbiamo anticipato che la localizzazione è un processo che prevede l’adattamento di un contenuto multimediale mantenendone il tono, lo stile, i significati e le sfumature per essere recepito correttamente in una nuova regione o mercato, ad esempio un titolo giapponese che viene pubblicato in Europa. Questo processo include l’analisi di traduzioni, immagini, riferimenti culturali e di tutti quegli elementi che possono influenzare la percezione del prodotto finale. Localizzare non significa, quindi, fare semplicemente una traduzione di un testo. Tradurre è una parte importante del processo, ma non è l’unica.
Se ripensiamo al passato, un noto errore di traduzione ci riporta alla mente il videogioco Zero Wing per Mega Drive. Durante uno dei dialoghi, uno dei personaggi esclama la frase “all your base are belong to us”. L’erronea traduzione dal giapponese all’inglese suscita oggi ilarità, soprattutto a causa della sua trasformazione in meme. La sua fama si è estesa a contesti che vanno oltre quello videoludico, come il cinema, che ha citato e omaggiato più volte l’errore. Il pubblico è più esigente rispetto al passato e la storia di Zero Wing può ricordare agli aspiranti localizzatori che gli errori non passano inosservati e che la loro accoglienza può generare risultati inattesi. Non è detto che siano sempre positivi.
Localizzare un videogioco è un procedimento delicato e molto ampio che coinvolge in primis lo studio di sviluppo. Senza la guida di chi ha lavorato al gioco, team di linguisti, specialisti LQA, traduttori, esperti di usabilità, editor e molte altre figure professionali, si troverebbero in difficoltà. La localizzazione, inoltre, non si limita soltanto ai contenuti all’interno del gioco ma si estende anche alla documentazione, ai materiali promozionali e alle pagine prodotto all’interno degli store. Se poi ci riferiamo “solo” a ciò che offre un titolo, in base alla grandezza e al tipo di gioco, gli sforzi di localizzazione possono andare in differenti direzioni.

Un gioco narrativo avrà bisogno della traduzione di tutti i dialoghi o di un completo doppiaggio. In un gioco di ruolo diventano fondamentali tutti i nomi degli oggetti, i termini di gioco presenti sull’interfaccia e le descrizioni delle missioni. Immagina di aver appena acquistato un oggetto da equipaggiare. Hai speso tutti i risparmi che hai guadagnato con fatica portando a termine missioni secondarie sempre più difficili, ma appena usi l’oggetto ti accorgi che il suo comportamento non è quello descritto. Questo tipo di esperienza può risultare frustrante per il giocatore.
Oppure immagina che sia stato fatto un ottimo lavoro di traduzione, tutti i termini sono corretti, ma nel passaggio da una lingua all’altra, i termini presenti sull’interfaccia di gioco occupano più spazio di quanto inizialmente previsto: le parole si sovrappongono e l’interazione con il gioco è resa più complicata. In un videogioco l’interazione è tutto. Senza adeguati test e figure esperte, questi errori possono allontanare i giocatori.
Le sfide della localizzazione
Localizzare vuol dire anche trovarsi davanti a contenuti sensibili che potrebbero non essere appropriati per l’età a cui il gioco si rivolge o che potrebbero non essere accettati culturalmente dal mercato di destinazione. Spesso si fa riferimento a tagli e modifiche con il termine censura, ma in questo caso parliamo di adattamenti per modificare quei contenuti che sono considerati offensivi, o che potrebbero essere sanzionati per legge.
Per anni, in Germania, nei videogiochi è stato sanzionato l’uso di simboli appartenenti ad organizzazioni fuorilegge. Solo nel 2018, l’ente di classificazione tedesco USK ha dato il via libera all’uso di questi riferimenti anche nei videogiochi, limitazione che ad esempio non colpiva i film. Il CERO, organo di classificazione giapponese, è molto severo nello scrutinare i contenuti dei videogiochi. Nel suo paese di origine, Capcom si è vista costretta a tagliare i contenuti più cruenti di Resident Evil 7 affinché non contenesse troppo sangue e decapitazioni.

Uno dei compiti più difficili in fase di localizzazione di un contenuto è adattare battute e modi di dire per un pubblico che difficilmente potrebbe cogliere il senso di una frase o di un racconto, magari perché basato su figure e personaggi estranei al suo contesto o perché uno stesso modo di dire ha declinazioni diverse nella sua lingua. Anche i giochi di parole potrebbero perdersi nel passaggio da una lingua all’altra. Il messaggio potrebbe giungere depotenziato o cambiare completamente di significato. Qui interviene l’esperienza del localizzatore che deve saper consigliare e proporre l’approccio migliore per mantenere tutto lo spessore
Quando si traspone un’opera è importante rispettare il registro linguistico scelto, infatti, in molte lingue c’è differenza tra il registro formale e quello informale. Se il registro utilizzato è in contrapposizione con i valori che esprime il personaggio, c’è il rischio che si spezzi l’immersione. Anche l’uso dello slang, così come di accenti regionali e dialetti, serve a dare spessore ai personaggi, a coinvolgere maggiormente e a creare protagonisti facilmente riconoscibili che entrano anche nel cuore delle persone proprio per la loro caratterizzazione meno ingessata.

Non sono molti gli esempi che fanno uso di dialetti o inflessioni regionali nei videogiochi localizzati in italiano, ma esistono alcuni esempi virtuosi come nei giochi di ruolo giapponesi Ni no Kuni e Final Fantasy IX. Proprio lo storico titolo di Squaresoft – ora Square Enix – è quello che più di tutti ha rappresentato l’eterogeneità dei suoi personaggi attraverso forti richiami al romanesco, al sardo, al siciliano o allo spagnolo. Il celebre gioco di ruolo ci permette di introdurre un’altra delle grandi sfide della Game Localization: come fare un buon lavoro quando le informazioni sul mondo di gioco sono carenti, manca un adeguato contesto o non c’è un lavoro di traduzione precedente a cui poter fare riferimento.
Final Fantasy IX è uno di quei capitoli che racchiudono tutta la magia di ciò che ha reso grande la saga di Final Fantasy ed è un titolo ricco di citazioni al passato, tuttavia, solo l’ottavo capitolo era stato precedentemente tradotto in italiano in quegli anni. Molti dei riferimenti ai capitoli precedenti sono stati arrangiati, si sono perduti e hanno finito per assumere altri significati. Per garantire continuità di senso e ottenere coerenza nel corso del tempo, i localizzatori fanno uso di memorie di traduzioni e glossari. È impensabile immaginare Assassin’s Creed senza il Salto della Fede, i Campioni di LoL senza abilità Suprema o Destiny senza Guardiani.
Conclusioni
Uno dei vantaggi più evidenti, quando si pensa al perché la Game Localization è importante, è chiaramente legato alle maggiori opportunità di guadagno che uno studio si troverebbe ad avere pubblicando il proprio gioco in altri mercati, ma dalla localizzazione ne traggono vantaggio anche i giocatori che possono vivere a pieno il proprio videogioco preferito. I videogiocatori sono molto attenti ai contenuti presenti nei titoli che consumano, e una localizzazione senza difetti ha più possibilità di vedere nascere nuove comunità di gioco.

La localizzazione, però, non è un processo da prendere a cuor leggero. È un impegno serio che può richiedere una ingente mole di lavoro e la collaborazione tra diverse figure professionali. Abbiamo visto che non si tratta unicamente di fare una traduzione o cambiare una voce fuori campo, ma si tratta di considerare il pubblico di destinazione e il nuovo contesto culturale affinché ogni elemento di gioco sia riconoscibile al di fuori della regione d’origine.
Il processo di localizzazione dei videogiochi richiede professionisti specializzati che siano in grado di conoscere la grammatica dei videogiochi e abbiano ottime competenze linguistiche. Se vuoi intraprendere una carriera come localizzatore, la Digital Bros Game Academy offre un corso breve di specializzazione in Game Localization per aiutarti a realizzare il tuo sogno. Scopri il programma del corso.